Sampietrino

Sampietrino

Vorrei scrivere che per superare tutto questo basterebbe leggersi. Che nel silenzio riesci a sentirmi. Che se non parlo è perché non ho le parole. Sotterrato da sabbia, resta visibile la superficie di te stesso. Che nel mare correresti o rimarresti a galla, sospeso su nuvole di conchiglie. Che nelle orecchie rimbombano le onde e oscilli tra ciò che pensi e ciò che non dici.

Che non sai nemmeno, che non sei nemmeno, che è bello così. Oscillare su un filo d’aria accarezzato dal vento degli altri.

Su un’amaca di tela che i colori come i piatti di coccio fanno da sfondo al quadro. Di una casa ch’è non casa, che riempita ti riempie.

Di sorrisi, discorsi, meravigliarsi con nulla ch’è poi nient’altro che tutto. E nella semplicità di come respiri il tuo star bene ritrovi la speranza di guardare quel tuo viso sorridente. Di un Sole che la Luna, che le stelle, che un mondo in quegli occhi di pieghe di lenzuola estive.

Al primo fresco dopo tanto caldo con quella malinconica consapevolezza, dentro di te, sorridendo, ti copri. Da una finestra socchiusa, come aria sottile, che suggerisce, consiglia, che rinfresca il tuo cuore.

Apri gli occhi sott’acqua, l’ossigeno scarseggia, ti arrendi e sali, esci che in quell’attimo i colori del mondo sono quelli della vita.

E su quella panchina che ti ha visto riflettere, che ascolta nel tempo il rumore del passare, tra la luce filtrata dai rami degli alberi, vedi quel riflesso sulla strada che sembra la tua ombra.

Ch’è Settembre e non senti più caldo
Che la luce non scalda soltanto
Che in una via tra sampietrini
Un giorno qualsiasi
Tre uomini all’ombra
Costruiscono una strada
Che alla quarta volta
Passando
In realtà non passavo mai
O forse
Vivere
Quattro giorni diversi

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