TRAMe e me

TRAMe e me

Un romanzo d’amore viene sfogliato lentamente. Le parole sbiadite sembrano viaggiare nella mente di chi le stringe tra la mani. Un ombrello asimmetrico fa cadere le sue lacrime tra due stivaletti color legno. Uno giornale si appoggia alle ginocchia di un signore dalla giacca blu.

Poi una ragazza si sistema i capelli tirandoli fuori dall’impermeabile. Senza accompagnatori, spoglia di strumenti, gioca con gli anelli guardandosi le dita e sembra immergersi in qualche pensiero. Sono io.

Seduta al mio posto, con il gomito che sfiora uno sconosciuto, mi godo quella curva che il tram numero 16 compie davanti al sacro Duomo e, con lei, tutti i viandanti della città.

Una luce sottile filtra  dal vetro in movimento e illumina il mio volto e quello degli altri passeggeri. C’è un silenzio che si percepisce pur tra il suono di quelle rotaie oltrepassate. E circondata da persone, dalla loro storia tratteggiata, rimango tra me e me e assaporo il piacere di una solitudine condivisa.

Il tram arriva alla mia fermata. Scendo.

Si conclude qui il racconto del mio tragitto occasionale senza una vera morale. Perché ogni tanto serve solo raccontare senza sentenziare, senza trarre una lezione. Vivere e basta, soffrire quando se ne sente la necessità, essere felici senza indugio. Godersi il panorama senza parlare e accogliere la vera serenità.

Lascia un commento

La tua email non sarà pubblicata.