Suonami le emozioni

Suonami le emozioni

Ora di pranzo, giornata grigia, mi infilo le scarpe da ginnastica e scendo frettolosamente quegli scalini che sanno di vissuto e verità. C’è una nebbia che copre la sommità dei palazzi, un vento umido muove i miei capelli nel senso contrario alla mia marcia e seppur freddo e inospitale mi offre quasi un ritmo che mi fa andare più veloce. Come se ogni folata di vento lasciasse libero un pensiero. Allora torno a casa più leggera dopo essere uscita senza un appuntamento, solo per comprare una zuppa di legumi.

Ok no, non è andata proprio così.

Prima di risalire e salutare il custode come di consuetudine decido di proseguire rinunciando alla busta della spesa. Proseguo in alcune vie limitrofe e forse per questo date per scontato o incredibilmente sconosciute. Nel tragitto improvvisato qualcosa mi colpisce.

Un cappello a cilindro distingue un uomo seduto da solo in una panchina color bianco sbiadito. Qualcosa ci unisce anche se lui non lo sa, pur sperandolo. È la melodia, il suono dolce emesso dal suo violino. Con quell’asta che sembra cercare un po’ di sole tra un quadro di nuvole monocolore.

Proprio questo incontro inaspettato che sembra un ritratto immaginato di una scena malinconica, mi ha fatto sentire parte di una città ultimamente silenziosa, seppur intrinsecamente  viva.

In quel momento, il verbo del cambiamento, spietato e necessario, è sceso come una benedizione: crescere. Crescere che significa osservare, imparare ascoltando non solo chi si ha di fronte, ma anche chi sosta intorno. Crescere che significa osare, scoprire e non rinchiudersi nella paura che la vita non possa davvero ripartire.

Perché ultimamente tutto sembra ancora e di nuovo fermo, ma vedrai, mi dico, passerà. Ci vuole solo un violino in attesa di accoglierti. E tu pronto a dire: suonami le emozioni, ho bisogno di  sentirmi vivo.

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